Ripenso a quando ti dicevo : “Esprimi un desiderio, uno per te, uno per me, uno per noi. Se lo stesso desiderio lo pensiamo insieme nello stesso momento, magari accade davvero”. Ho perso davvero la testa per te e ho dovuto ritrovarla controvoglia. A distanza di anni uno pensa sempre:” è stato meglio così”, è una specie di salvezza per non farci impazzire. Alla fine un modo per salvarsi lo si deve trovare, no? Mi piaceva la tua voce, il tuo modo di parlare, mi faceva venir voglia di ascoltarti. Quel tuo modo gentile di dire le cose non l’ho mai dimenticato. Ero innamorato non solo di te ma di ogni piccolo dettaglio di te che mi è stato concesso di vedere. Ora come allora è come se ci fosse un grande vetro fra la mia vita e la tua, non ho potuto più raggiungerti ma ho sempre potuto vederti ancora e hai potuto farlo anche tu. E ogni tanto ho sentito così forte il bisogno di una tua carezza, con le mani incollate al vetro senza poterti toccare davvero. Siamo vissuti insieme comunque, a volte senza saperlo, a volte senza volerlo. Ho dato l’anima al mio lavoro perché non potevo più darla a te. E questo è il mio destino mi chiedo? Ostinarsi a guardare dietro a un vetro, sperando di trovare prima o poi un punto più fragile dove sferrare un bel destro degno di Tyson e frantumarlo in mille pezzi, pur sapendo che è infrangibile?
– Massimo Bisotti, Un anno per un giorno (work in progress)
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