Guardiamo la felicità con lo stesso miscuglio di stupore e paura con cui un bambino guarda il suo giocattolo nuovo. Un lampo fugace di gioia negli occhi, un sole interiore che esplode sul viso e poi, non si fa neppure in tempo a stringerlo quel gioco, che qualcuno arriva e ce lo strappa dalle mani. È dura assistere al tramonto di un sorriso. Sarà per questo che provo un’infinita tristezza quando vedo in mezzo alla spazzatura i giocattoli vecchi buttati via. Mi chiedo sempre che vita abbiano attraversato prima di finire così. Quando la felicità si stanca di noi ci fa sentire ormai fuori moda, superati, obsoleti, sostituibili.
Molti non ce la fanno e non giocano più ma io non ho mai rinunciato alla rivoluzione interiore di una nuova scoperta. Io mi aggiusto e torno quasi nuovo, quasi sorrido mentre lo dico. Io non ci resto accanto al cassonetto ad aspettare in silenzio la fine prima della fine. Ci sono quei negozi, sperduti negli angoli del mondo, che puoi scoprire solo se vai fuori dalle solite strade conosciute percorribili. Lì c’è una felicità che non butta via i giochi con il vizio della distruzione. Ma devi rischiare di perderti per raggiungerla, perché non è in vendita in quelle splendide boutique del centro. Ogni tanto me ne dimentico anch’io, ogni tanto smetto di giocarci anch’io e allora lei dispettosa se ne va, per farsi ritrovare. E puntualmente la cerco, la prendo per mano e la riporto a casa con me, la mia bimba bellissima.
– Massimo Bisotti, Un anno per un giorno (work in progress).
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